• Tipo News
    REDAZIONALE
  • Fonte
    Commissione europea
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Dopo cinque anni di trattative, il 23 settembre 2020 la Commissione europea ha presentato il nuovo Patto UE sulla Migrazione e l'Asilo, fortemente voluto dal presidente dell’esecutivo, Ursula von der Leyen. Il documento programmatico – che non ha dunque forza di legge ma espone la visione e l'approccio che la Commissione avrà in tema di migrazioni nel prossimo quinquennio – è stato illustrato a Bruxelles da Margaritis Schinas (vicepresidente della Commissione) e da Ylva Johansson (commissario per gli Affari Interni). «La migrazione è sempre stata e sempre sarà parte delle nostre società » ha detto quest'ultima. «Il nostro compito è gestirla. Ci serve una migrazione legale. Non dobbiamo drammatizzare la politica migratoria». Ciò vuol dire che la questione non può essere liquidata come un fenomeno transitorio. Al contrario, merita decisioni di lungo termine e un approccio globale.

Ed è quello che si è tentato di fare con questo Patto che rappresenta un compromesso tra le posizioni espresse dai singoli Stati, spesso assai diverse se non addirittura contrapposte tra loro. A partire da quelle sulla revisione del Regolamento di Dublino che definisce i meccanismi per la gestione delle domande di asilo e attribuisce la responsabilità al Paese di primo ingresso. È dal 2016 che si discute della necessità di superarlo ma il principio resta in piedi ancora oggi, nonostante la rassicurazione della presidente von der Leyen che, alcuni giorni prima, aveva parlato di «abolizione di Dublino» nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Una deroga al principio del primo Paese d'ingresso è tuttavia ammessa al fine di valorizzare i legami familiari e sociali. Ovvero nel caso in cui il migrante abbia già un parente in un diverso Stato UE – includendo per la prima volta i fratelli nella nuova definizione di famiglia e i legami familiari sorti durante il viaggio – oppure abbia conseguito un titolo di studio o di formazione in un Paese UE diverso da quello di arrivo: in tale ipotesi sarà quello Stato che dovrà farsi carico della procedura d'asilo (la materia è affrontata nella proposta di un nuovo Regolamento sulla gestione della migrazione e dell​'​asilo).

La proposta europea riconosce che nessuno Stato membro dovrebbe accollarsi una responsabilità sproporzionata e che tutti dovrebbero contribuire alla solidarietà su base costante. Più nel dettaglio, il Nuovo Patto può paragonarsi – stando alla definizione data da Margaritis Schinas – ad un «palazzo di tre piani», in cui «al primo piano» ci saranno gli accordi con i paesi di origine e di transito dei migranti. Al «secondo piano» ci sarà un sistema di screening alla frontiera esterna. E, infine, al «piano superiore» dell'edificio ci sarà un «meccanismo rigoroso ma giusto di solidarietà» nei confronti degli Stati membri sotto pressione.

Nello specifico, i partenariati con i Paesi terzi contribuiranno ad affrontare il traffico di migranti, a rendere effettiva l'attuazione degli accordi di riammissione e a sviluppare percorsi legali per i «talenti» che risponderanno alle esigenze del mercato europeo del lavoro, anche attraverso la sponsorizzazione da parte di comunità o di privati. Previsto, inoltre, l'impiego del Corpo permanente della Guardia di frontiera e costiera europea (Frontex) già a partire dal 1° gennaio 2021. L’attività di screening all'ingresso, che non potrà durare più di 5 giorni, comprende invece l'identificazione, i controlli sanitari e di sicurezza, il rilevamento delle impronte digitali e la registrazione nella banca dati EURODAC. La persona verrà quindi indirizzata verso la procedura più appropriata. La decisione sull’asilo o sul rimpatrio dovrà essere presa entro 12 settimane al massimo. Ci sarà inoltre un monitoraggio indipendente, sostenuto dalle agenzie europee, per garantire il rispetto dei diritti fondamentali

Il nuovo Patto prova infine ad andare incontro ai Paesi che sono in prima linea nell'accoglienza dell'immigrazione illegale – come Italia, Grecia, Spagna e Malta – introducendo il principio di «solidarietà obbligatoria» nel caso in cui si trovino «sotto pressione» per flussi eccessivi e nell'eventualità di salvataggio in mare: i migranti dovranno essere redistribuiti, sempre su base volontaria, tra i partner europei. Qualora manchino le adesioni necessarie da parte degli Stati membri, la Commissione adotterà un sistema correttivo che imporrà alle capitali europee di scegliere se partecipare attraverso i ricollocamenti o i rimpatri sponsorizzati.

In tutti gli altri casi è previsto invece un «contributo flessibile». Ciò significa che normalmente gli Stati potranno scegliere se accettare il ricollocamento di migranti dai Paesi di frontiera oppure fornire altre forme di supporto – ad esempio, costruire centri di accoglienza – o, ancora, «sponsorizzare» i rimpatri di quei migranti giudicati non idonei a restare in Europa. In quest’ultima ipotesi, coloro che dovranno essere rimpatriati resteranno nel Paese di primo ingresso, ma se entro 8 mesi i governi sponsor non saranno riusciti a organizzare il loro rientro in patria, dovranno trasferirli sul proprio territorio in attesa della chiusura della procedura di ritorno. La Commissione nominerà un Coordinatore per i rimpatri che fornirà un sostegno tecnico agli Stati membri.

Altro aspetto che l’Europa ritiene essere cruciale è quello di scommettere su società più inclusive. Nell'ambito della «priorità relativa alla promozione dello stile di vita europeo», la Commissione adotterà così un Piano d'azione per l'integrazione e l'inclusione per il periodo 2021-2024. L'integrazione dei migranti e delle loro famiglie sarà un aspetto fondamentale di questo processo. «Saranno definiti orientamenti strategici e azioni concrete per promuovere l'inclusione dei migranti e una più ampia coesione sociale, riunendo i portatori di interessi e riconoscendo un ruolo chiave agli attori regionali e locali». Il Piano riguarderà  settori chiave come l'occupazione, l'istruzione, la salute, l'uguaglianza, la cultura e lo sport. La Commissione creerà un gruppo informale di esperti per raccogliere le opinioni dei migranti a garanzia di un loro coinvolgimento attivo nello sviluppo delle politiche migratorie dell'UE.

L’8 ottobre 2020 si terrà il Consiglio europeo degli Affari Interni, che riunisce i ministri dell'Interno dei 27 Stati membri dell'Unione europea e, in questa sede, avranno inizio le trattative sul Patto proposto dalla Commissione. Quest’ultima – consapevole che ci vorrà del tempo per arrivare all’approvazione di un testo che sia condiviso da tutti – offre una serie di proposte normative e una tabella di marcia dei lavori, mettendo l’accento su due urgenze: trovare almeno un accordo politico sui principi fondamentali del Regolamento per la gestione dell'asilo e della migrazione; adottare il Regolamento relativo all’Agenzia UE per l'asilo e il Regolamento EURODAC entro la fine dell’anno.
 

Per maggiori informazioni:

Domande e Risposte sul nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo

Infografica - Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo

Pagina web di riferimento sul sito della Commissione europea

Area
Unione Europea