• Tipo News
    REDAZIONALE
  • Fonte
    Commissione europea
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È giunto ormai alle battute finali l’iter di approvazione dell’Accordo di partenariato con la Commissione europea, che permetterà all’Italia di spendere circa 83 miliardi di euro di fondi della politica di coesione: in tempi brevi la proposta di Accordo di partenariato (frutto di un lavoro di confronto interno e con la Commissione europea partito nel 2019) dovrebbe infatti essere notificata alla Commissione per l’avvio del negoziato formale di approvazione.

La politica di coesione è una delle principali politiche dell'Unione europea, destinataria per il periodo 2021-2027, di poco meno di un terzo delle risorse complessive del bilancio. Presente fin dalla nascita dell'Unione, le sue risorse hanno l’obiettivo di ridurre i divari di sviluppo fra i territori, intervenendo in modo più intenso là dove ci sono svantaggi economici, anche, ma non solo, collegati a condizioni geografiche quali l'insularità, la bassa densità di popolazione, la perifericità, la carenza di infrastrutture di collegamento. Coerentemente con il suo obiettivo, la sua attuazione avviene principalmente in regime di gestione concorrente, una modalità che coinvolge e responsabilizza le amministrazioni nazionali e regionali nell’affrontare le problematiche di sviluppo dei loro territori e che comporta che, nel quadro fissato dalla Commissione, siano gli Stati a definire come verranno indirizzate e spese le risorse sui loro territori. Tale definizione avviene, ad ogni ciclo di bilancio, attraverso un processo che prende appunto il via con l’Accordo di partenariato, un documento che viene preparato a livello ministeriale con il coinvolgimento delle amministrazioni locali e regionali e dei partner economico-sociali, di concerto con la Commissione europea, e che, una volta validato dalla Commissione, permetterà l’avvio dei programmi in esso compresi.

Il processo di approvazione del pacchetto legislativo sulla politica di coesione 2021-2027, del valore complessivo di 373 miliardi di euro, è terminato alle fine del mese di giugno. Tale pacchetto è composto da un regolamento sulle disposizioni comuni (RDC) in materia di fondi a gestione concorrente, dal regolamento su Fondo europeo di sviluppo regionale e Fondo di coesione (FESR/FC), dal regolamento sul Fondo sociale europeo Plus (FSE+), dal regolamento Interreg relativo all'obiettivo "Cooperazione territoriale europea" e dal regolamento sul Fondo per una transizione più giusta (JTF).

Come per il periodo 2014-2020, le risorse stanziate sono destinate all’attuazione di due obiettivi:
Obiettivo 1. «Investimenti a favore dell’occupazione e della crescita» negli Stati membri e nelle regioni, su cui intervengono FESR, FSE+, FC e JTF;
Obiettivo 2. «Cooperazione territoriale europea» (INTERREG), finanziato solo dal FESR.

L’Obiettivo 1 coinvolge tutti gli Stati membri e le loro regioni per l’impiego delle risorse dei quattro fondi eccetto per la parte dei fondi FESR destinati a Interreg. I tassi di cofinanziamento da parte dell'Ue sono differenziati fra le regioni a seconda del loro livello di sviluppo: coprono fino al 40% per le regioni più sviluppate (per l’Italia tutte quelle dell’Italia settentrionale e centrale eccetto Umbria e Marche), 60% per le regioni in transizione (Umbria, Marche e Abruzzo) e 85% per le regioni meno sviluppate (le rimanenti, ovvero le regioni del Mezzogiorno eccetto l’Abruzzo)

FESR, FC, e FSE+, ciascuno partendo dai suoi propri settori di intervento, convergono sulla realizzazione di cinque obiettivi strategici, congiuntamente con il FEAMPA, il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura, che, pur non facendo parte dei fondi per la coesione, è disciplinato dal regolamento sulle disposizioni comuni e agisce in sinergia con gli alri fondi. Gli obiettivi strategici sono:

1. un’Europa più competitiva e intelligente attraverso la promozione di una trasformazione economica innovativa e intelligente e della connettività regionale grazie alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC);

2. un’Europa resiliente, più verde e a basse emissioni di carbonio ma in transizione verso un’economia a zero emissioni nette di carbonio attraverso la promozione di una transizione verso un’energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della loro mitigazione, della gestione e prevenzione dei rischi nonché della mobilità urbana sostenibile;

3. un’Europa più connessa attraverso il rafforzamento della mobilità;

4. un’Europa più sociale e inclusiva attraverso l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali;

5. un’Europa più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato di tutti i tipi di territorio e delle iniziative locali.

Interreg, giunto alla VI generazione, costituisce il quadro per realizzare azioni comuni e scambi fra soggetti di Stati membri diversi all’interno di programmi definiti dalla Commissione che coinvolgono alcuni territori specifici, a livello nazionale, regionale o locale. La nuova generazione di Interreg è articolata in 4 componenti di cooperazione che definiscono le tipologie di territori potenzialmente coinvolti:
- Transfrontaliera (Interreg A) -  riguarda regioni limitrofe su frontiere interne, fra due o più Stati membri (oppure fra uno Stato membro e Svizzera, Norvegia, Regno Unito, Andorra, Liechtenstein, Monaco o San Marino) oppure su frontiere con l’esterno, fra uno Stato Ue e uno o più Stati beneficiari di IPA III o NDICI oppure con la Federazione russa. I territori sono coinvolti nei programmi a livello di regioni NUTS 3, che per l’Italia corrispondono alle Regioni).
- Transnazionale (Interreg B) - riguarda territori transnazionali più ampi o che circondano bacini marittimi e coinvolge Stati membri, Paesi terzi, Paesi partner e PTOM. I territori sono coinvolti nei programmi a livello di regioni NUTS 2, che per l’Italia corrispondono alle Province.
- Interregionale (Interreg C) - riguarda l’intero territorio UE, comprese le Regioni ultraperiferiche e sostiene lo scambio di esperienze, gli approcci innovativi e lo sviluppo di capacità fra regioni. Si concretizza in 4 programmi specifici: Interreg Europe che sostiene attività mirate agli obiettivi strategici della politica regionale e al miglioramento della governance della cooperazione, in relazione all'individuazione, diffusione e trasferimento di buone prassi nelle politiche di sviluppo regionale; URBACT, teso al trasferimento e alla messa a frutto delle buone prassi urbane in materia di sviluppo integrato e sostenibile, tenendo conto dei collegamenti tra aree urbane e rurali; INTERACT, che sostiene lo scambio di esperienze, gli approcci innovativi e lo sviluppo di capacità tesi ad armonizzare e semplificare l'attuazione dei programmi Interreg e a contribuire alla capitalizzazione dei loro risultati, oltre che a promuovere lo sviluppo regionale integrato e armonioso tra regioni frontaliere terrestri e marittime limitrofe; ESPON, che finanzia l'analisi delle tendenze di sviluppo in relazione alle finalità della coesione territoriale.
- La cooperazione delle Regioni ultraperiferiche (Interreg D) – la principale novità di Interreg 2021-2027, che mira a facilitare l'integrazione di queste regioni con i territori che le circondano.

Interreg è dotato di uno stanziamento complessivo di 8 miliardi di euro, il suo cofinanziamento coprirà fino all’80% delle spese ammissibili per i programmi Interrg A, B e C e fino all’85% per Interreg D

L’Accordo di partenariato fra la Commissione e l’Italia, come detto sopra, è ormai alle fasi finali dell’iter di approvazione. Dei circa 83 miliardi di fondi disponibili per l’Italia (fra risorse comunitarie e cofinanziamento), circa 2/3 andranno alle regioni e finanzieranno i loro POR (Programmi Operativi Regionali); il restante sarà distribuito sui seguenti PON (Programmi Operativi Nazionali):
- Salute – Programma volto a superare le disparità territoriali e sociali attraverso il contrasto alla povertà sanitaria e il rafforzamento di medicina di genere, prevenzione e tutela delle persone con disagio psichico, in particolare tra le fasce più vulnerabili nelle regioni meno sviluppate. Budget: circa 620 milioni di euro
- Innovazione, ricerca e competitività per la transizione verde e digitale, - che comprende anche azioni rilevanti in materia energetica: Budget: oltre 5,6 miliardi di euro;
- Cultura - per rivitalizzare i luoghi della cultura e altri spazi nelle regioni meno sviluppate, Budget: circa 650 milioni di euro;
- Metro Plus, che potenzia l’analoga esperienza del ciclo precedente estendendola anche alle città del Mezzogiorno di medie dimensioni SI concentrerà in particolare sul miglioramento della qualità della vita in periferie e aree marginali. Budget: circa 2,9 miliardi di euro;
- Sicurezza e legalità, per contrastare attività criminali e illecite e rafforzare i presidi di sicurezza, al fine di tutelare lo sviluppo di territori e attori economici. Budget: circa 580 milioni di euro;
- Scuola e competenze, per il contrasto alla povertà educativa e la dispersione scolastica, in particolare al Sud. Budget: oltre 3,8 miliardi di euro;
- Inclusione e povertà, proseguirà l'opera di avvio di servizi con caratteristiche e standard omogenei su tutto il territorio nazionale, estendendo l'intervento anche a minori in condizioni di disagio, anziani non autosufficienti e disabili.  Budget: oltre 4,1 miliardi di euro (da consolidare a regime con risorse ordinarie);
- Giovani, donne e lavoro, per la creazione di nuova occupazione "di qualità", soprattutto giovanile e femminile. Budget: circa 5,1 miliardi di euro;
- Capacità per la coesione, rivolto al reclutamento di alte professionalità a tempo determinato, destinate al potenziamento delle strutture impegnate nella gestione dei fondi di coesione: Budget: circa 1,3 miliardi di euro;
- Just Transition Fund, per l'attuazione del programma europeo, rivolto in Italia alla decarbonizzazione delle aree di Taranto e del Sulcis Iglesiente. Budget: circa 1,2 miliardi di euro.

Per quel che riguarda le risorse gestite a livello regionale, successivamente all'approvazione dell’Accordo di partenariato, potranno essere ultimate anche le fasi di approvazione dei POR delle Regioni italiane. Per la Regione Emilia-Romagna l'iter di approvazione del POR FSE dovrebbe chiudersi per gennaio-febbraio 2022, mentre quello del POR FESR, entro marzo-aprile 2022.
Relativamente a Interreg, oltre a partecipare ai programmi di Interreg C, i terrirori delle regioni e province italiane saranno coinvolte complessivamente in 15 programmi (elencati nell’Accordo di partenariato).

Link utili
Bozza dell'Accordo di partenariato inviata a Bruxelles

Breve panoramica dei regolamenti approvati - giugno 2021

 

Area
Unione Europea