• Tipo News
    REDAZIONALE
  • Fonte
    Commissione europea
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Crescita, occupazione ed investimenti, mercato unico del digitale connesso, Unione dell'energia resiliente, con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici, approfondimento del mercato interno e dell’Unione economica e monetaria, conclusione dell’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, rafforzamento dello spazio di giustizia e dei diritti fondamentali, nuova politica della migrazione e ruolo più incisivo a livello mondiale per l’Unione ed il cambiamento democratico. Sono queste le 10 priorità individuate dal nuovo Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, in carica insieme alla sua squadra di commissari dallo scorso 1° novembre.

Alte le aspettative sul nuovo esecutivo, soprattutto in merito al Piano per gli investimenti annunciato in estate dal Presidente e presentato lo scorso 26 novembre al Parlamento europeo. Più in generale, la Commissione deve far fronte alle sfide ancora aperte sulla ripresa economica e sul rilancio della crescita e dell’occupazione. Per questo motivo, Juncker ha impostato il lavoro per i prossimi cinque anni secondo una nuova “modalità d’azione più dinamica e collaborativa”, individuando sette vicepresidenti che coordineranno e organizzeranno il lavoro degli altri commissari in Project team. All’interno di ognuno di essi, i ruoli dei componenti saranno mutuamente interdipendenti: il vicepresidente dovrà autorizzare le iniziative, anche legislative, di ogni commissario prima che queste possano essere discusse in sede di collegio dei commissari, riuscendo a perseguire gli obiettivi solo con il contributo degli altri membri del team.

Nella Commissione è prevista una nuova figura, quella del primo vicepresidente, che affianca il Presidente e lo sostituisce in caso di assenza. Il suo portafoglio, legato a “Better regulation, Relazioni interistituzionali, Stato di diritto, Carta dei diritti fondamentali” permetterà al vicepresidente un raggio d’azione molto ampio. A ricoprire questo ruolo sarà il socialista olandese Frans Timmermans. Gli altri vicepresidenti sono la bulgara Kristalina Georgieva al bilancio, lo slovacco Maroš Šefcovic all’Unione energetica, il lettone Valdis Dombrovskis all’euro ed al dialogo sociale e l'estone Andrus Ansip al mercato unico digitale. Il settimo vicepresidente è l’italiana Federica Mogherini che, con la nomina ad Alto Rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza lavorerà a stretto contatto e coordinerà i lavori dei commissari per la politica di vicinato e allargamento (Johannes Hahn), per il commercio (Cecilia Malmström), per la cooperazione internazionale e lo sviluppo (Neven Mimica), e per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi (Christos Stylianides).

Ulteriori novità riguardano i portafogli assegnati ai commissari. Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI sono stati accorpati in un unico mandato diretto al rilancio dell’economia reale e assegnato alla polacca Elzbieta Bienkowska. Per la prima volta esiste un riferimento esplicito alle PMI. Il portafoglio affari economici e finanziari, tassazione e unione doganale - al francese Pierre Moscovici - renderà l’unione doganale e la tassazione funzionali all’approfondimento dell’Unione economica e monetaria. Le competenze relative alle politiche per i consumatori sono state slegate dalla salute e ora accorpate e affiancate a giustizia e uguaglianza di genere nel mandato del commissario ceco Vera Jourová.  Un commissario si occuperà specificamente di immigrazione (il greco Dimitris Avramopoulos). Ambiente, affari marittimi e pesca sono stati accorpati nella logica del perseguimento di una crescita “blu” e “verde” e di un futuro sostenibile con Karmenu Vella (Malta). Stessa logica per il commissario per il clima e l’energia  (Miguel Arias Canete, Spagna). Il nuovo commissario con portafoglio per la stabilità finanziaria, servizi finanziari e unione dei mercati dei capitali, l’inglese Jonathan Hill,  farà in modo che la Commissione europea rimanga attiva e vigile nell’implementazione delle nuove regole di supervisione e di risoluzione per le banche. 

Intanto, il nuovo Piano per gli investimenti da 300 miliardi presentato al Parlamento europeo il 26 novembre dovrebbe diventare operativo dal mese di giugno 2015. Sono state annunciate risorse per 21 miliardi di euro: questi fondi, stanziati per 16 miliardi dalla Commissione europea e per 5 dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), saranno trasformati in obbligazioni per mobilitare in tre anni circa 315 miliardi. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI) dovrebbe attrarre, in particolare, la partecipazione di investitori privati per finanziare singoli progetti infrastrutturali (reti energetiche, telecomunicazioni, trasporti).

Le prime reazioni al Piano di Juncker sono tuttavia caratterizzate da grande cautela. Tra le perplessità soprattutto il limitato capitale iniziale ed il fatto che saranno i prestiti a generare gli investimenti con un effetto leva previsto particolarmente ambizioso (l’effetto moltiplicatore dovrebbe essere di 15 volte). Nel frattempo, in dicembre il Piano verrà presentato ai capi di Stato e di Governo del Consiglio europeo. I contributi volontari degli Stati membri al Piano saranno scorporati dal calcolo del deficit, rimanendo quindi al di fuori del Patto di stabilità: l’esito della manovra dipenderà dunque anche dalla capacità degli Stati membri di riformare le proprie economie, liberando nuove risorse e creando la domanda da cui generare gli investimenti.

Con l’avvio dei lavori della Commissione si chiude l’intensa fase di rinnovamento istituzionale che ha caratterizzato il 2014. I nuovi membri del Parlamento europeo, la nuova Commissione ed i nuovi vertici europei ereditano la complessità di un contesto attuale caratterizzato dalle sfide relative all’uscita dal paradigma dell’austerità e al rilancio della crescita nel continente.

Per approfondimenti:

- La Commissione Juncker (2014-2019)

- Il Piano per gli investimenti

Area
Unione Europea