• Tipo News
    REDAZIONALE
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    Regione Emilia-Romagna
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Con il Consiglio europeo di giovedì 23 aprile, i capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell’Unione europea hanno trovato l’accordo sulla necessità e urgenza di creare un Recovery Fund europeo, ovvero un Fondo per la ripresa che dovrà permettere di rilanciare l’economia europea dopo l’emergenza Coronavirus. Il Fondo dovrà essere, come dichiarato dal presidente Charles Michel, “di entità sufficiente e destinato ai settori e alle aree geografiche dell’Europa più colpiti” e dedicato a “far fronte a questa crisi senza precedenti”.  I leader europei hanno quindi incaricato la Commissione Ue di presentare, entro il 6 maggio, una proposta sul nuovo Recovery Fund, che dovrà necessariamente essere agganciato al nuovo quadro finanziario pluriennale dell’UE 2021-2027. Su questa proposta inizierà il vero e proprio negoziato, con un accordo finale che potrebbe arrivare già nel Consiglio europeo di giugno.
Secondo anticipazioni il Recovery Fund sarà dotato di 320 miliardi di € con un effetto leva per investimenti fino a 1000 miliardi di €. Il nuovo quadro finanziario vedrebbe pertanto aumentate le risorse proprie da 1,2% a 1,9%.

Il Consiglio europeo ha poi approvato la roadmap per la graduale revoca delle misure di contenimento, presentata dai presidenti von der Leyen e Michel lo scorso 15 aprile. I leader UE hanno inoltre accolto con favore la tabella di marcia comune per la ripresa, nella quale sono definiti da Commissione e Consiglio i principali ambiti d'azione (mercato unico, ingenti sforzi di investimento, azione globale dell'UE e migliore governance) e principi (solidarietà, coesione e convergenza) per un’azione comune volta al superamento della crisi.

Dovrà essere operativo dal 1° giugno il pacchetto di misure adottato dall’Eurogruppo a sostegno di lavoratori, cittadini e Stati membri. Tale pacchetto comprende una nuova linea di credito del MES senza condizionalità per coprire spese sanitarie, lo strumento SURE per la disoccupazione e interventi BEI a favore delle imprese, per un totale complessivo di 540 miliardi di €.

Mentre molti Paesi UE stanno superando o hanno già superato il picco dei contagi, l’attenzione si rivolge sempre di più alle preoccupanti proiezioni economiche per il post-Coronavirus. Sono in primis i cittadini europei, per la maggior parte ancora in lockdown o distanziamento sociale, a guardare con grande preoccupazione al ritorno a quella che sarà inevitabilmente una “nuova normalità”.

Nell’affrontare l’emergenza Coronavirus, le Istituzioni UE si trovano con gli Stati membri di fronte a un drammatico e inaspettato appuntamento con la storia, dovendo affrontare sfide dai molteplici risvolti e dimensioni, che richiedono azioni coraggiose, risolute e condivise.

La sfida sanitaria. L’UE ha solo una competenza di coordinamento delle politiche nazionali in materia di sanitaria. E’ tuttavia in prima fila, assieme agli Stati, nella lotta ad un nemico che non conosce confini, perché l’art. 168 del TFUE prevede l’adozione di misure di livello europeo quando le misure nazionali non sono sufficienti a contenere un rischio sanitario transfrontaliero. In questo contesto, per sostenere direttamente i sistemi sanitari nazionali sono stati mobilitati 3 miliardi di € dal bilancio europeo. Nella gestione dell’emergenza COVID-19, la Commissione si è avvalsa delle indicazioni dell’Agenzia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e anche di un gruppo di esperti epidemiologi e virologi istituito ad hoc. Un tema centrale nell’emergenza è stato l’approvvigionamento di dispositivi medici e di protezione individuale. Per sostenerlo, la Commissione europea ha lanciato appalti di emergenza e istituito una scorta strategica di attrezzature mediche nell’ambito dello strumento rescEU, finanziata inizialmente con 50 milioni di €. Un tassello fondamentale della controffensiva europea è quello del sostegno alla ricerca e all’innovazione per lo sviluppo di vaccini, strumenti diagnostici e trattamenti: 164 milioni di € sono stati messi a disposizione di start-up e imprese, 47,5 milioni sono stati destinati a ricerca, diagnosi, trattamenti attraverso il sostegno a 18 progetti nell’ambito del programma Horizon 2020. Altri 90 milioni di € sono stati stanziati per l'Iniziativa di Innovazione Medica (IMI) con l’industria farmaceutica.

La sfida economica. L’emergenza di ricostruire l’economia europea, adottando allo stesso tempo misure sociali e per far fronte alla disoccupazione, richiede interventi straordinari. Da inizio marzo, sono state approvate misure economiche attraverso differenti strumenti esistenti: dalla Banca Centrale Europea è stato varato il  Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), il programma da 750 miliardi di €  finalizzato all’acquisto di titoli di Stato.  Nuova flessibilità per far fronte alla pandemia è stata garantita agli Stati con l'attivazione della clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita e con un quadro temporaneo per gli aiuti di Stato. Proprio nell'ambito di questo quadro temporaneo, la Commissione ha approvato le misure italiane che prevedono: aiuti pari a 50 milioni di euro per sostenere la produzione e la fornitura di dispositivi medici e protezione individuale; l’adozione di una garanzia statale a sostegno di una moratoria del debito per le PMI; una misura di garanzia per i nuovi prestiti per gli investimenti concessi dalle banche a sostegno delle imprese colpite dall'emergenza del coronavirus; un regime di aiuti per 100 milioni di € a sostegno delle piccole e medie imprese (PMI) nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell’acquacoltura. Con l’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus (CRII) e con l’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus plus (CRII+) sono stati mobilitati 37 miliardi di € dalla politica di coesione per sistemi sanitari, imprese e lavoratori colpiti dall’emergenza e sono state introdotte misure per destinare i Fondi strutturali non utilizzati all’emergenza Coronavirus.

La sfida sociale. La dimensione economica si lega inevitabilmente a doppio filo a quella sociale. Il 2 aprile la Commissione europea ha introdotto SURE per contrastare la disoccupazione e sostenere lavoratori e imprese in difficoltà. Si tratta di uno strumento temporaneo (100 miliardi di €) attraverso cui verranno erogati prestiti garantiti dagli Stati membri. Per proteggere le piccole e medie imprese, obiettivo di particolare importanza per il tessuto socioeconomico italiano, sono stati sbloccati 1 miliardo di euro dal Fondo europeo per gli investimenti strategici, come garanzia al FEI e incentivo alle banche locali e altri finanziatori a fornire liquidità. Aiuti specifici sono stati previsti per agricoltori, zone rurali, imprese agricole e settore della pesca, ad esempio, la proroga del termine per le richieste di sostegno in ambito PAC. Attraverso il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) viene fornita assistenza, compresi aiuti alimentari, abbigliamento e altri articoli essenziali per uso personale, ai bisognosi.

La sfida internazionale. La lotta al virus è una battaglia da combattere all’interno e all’esterno dei confini europei. L’UE ha mobilitato 20 miliardi di euro, per sostenere i Paesi partner più vulnerabili nei loro sforzi per affrontare la pandemia a livello umanitario, in ambito sanitario e in relazione alle conseguenze economiche e sociali. Il sostegno dell’UE si concentrerà, in particolare, sui Paesi più colpiti e bisognosi di assistenza sanitaria in Africa, nel vicinato, nei Balcani occidentali, nel Medio Oriente e in Nord Africa, nonché in parte dell'Asia e del Pacifico, America latina e Caraibi.

La sfida politica. Di fronte a una crisi inedita per alcuni dei caposaldi del progetto europeo – ad esempio, la libera circolazione delle persone o il mercato interno – l’UE deve continuare a costruire un destino comune, promuovendo solidarietà, rafforzando il proprio ruolo di guida e di riferimento per i cittadini europei. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’UE è “cuore pulsante” della solidarietà europea e che è pronta a aiutare chi ha bisogno. Tuttavia, le divisioni tra gli Stati membri sono state palesi tanto in sede di Eurogruppo quanto in sede di Consiglio europeo. Lo stesso accordo sul Recovery Fund non scioglie alcuni nodi legati alle caratteristiche che vedono ancora distanti le varie posizioni.

Il vero banco di prova per l’UE è a questo punto rafforzare il proprio processo di integrazione per far fronte  a questo appuntamento con la storia.

Area
Unione Europea